I Sacromud a Memphis per l'International Blues Challenge 2024

SACROMUD: GUBBIO TO MEMPHIS, MISSISSIPPI TO UMBRIA

Tra emozioni, maltempo e tanta musica nella terra del blues; Un viaggio che lascerà il segno nelle anime dei 5 componenti della formazione umbra dei Sacromud, con la partecipazione all’International Blues Challenge in rappresentanza dell’Italia del blues, le esperienze a Memphis, un viaggio a Clarksdale ed entrare nei mitici Sun Studios per registrare le tracce per un nuovo album.

Ecco qui sotto il loro “diario del viaggio della vita“, tutto da leggere:

DIARIO DEL VIAGGIO

ll 9 Luglio 2023, durante il DeltaBlues di Rovigo, ci è stato comunicato di aver vinto l’International Blues Challenge Italiano.

Con tutta franchezza, fino al momento dell’annuncio, eravamo totalmente convinti di essere fuori visto e considerato che, sia Alberto Visentin che Ellen River, avevano proposto dei progetti acustici originali e assolutamente non “I wanna be” e con altrettanta onestà pensavamo che la giuria avrebbe preferito dei progetti acustici economicamente più finanziabili rispetto ad una band composta da cinque musicisti.

Talmente rilassati che, mentre Max Lazzarin annunciava i vincitori, per poco non ci strozzavamo avendo tutti cinque le bocche farcite di hamburger e patatine fritte appena ritirate al chioschetto a lato dello stage! Insomma, superata l’incredulità iniziale, bevuta una birra offerta da Lorenz Zadro per inghiottire il boccone e dopo esserci rifugiati dietro allo stage per festeggiare ci siamo guardati negli occhi e ci siamo subito detti: “ok si va a Memphis ma senza dimenticare il perché abbiamo fondato i Sacromud! Si va in America solo se capitalizziamo il viaggio trasformandolo in una produzione per riportare in Italia un qualcosa di utile per tutti, a prescindere dalla performance e dalla gara“.

Sacromud negli USA, e così fu!

Quindi, grazie al Rovigo Delta Blues (l’associazione affiliata alla Blues Foundation), guidati e spronati da Davide Grandi (determinante ed indispensabile in questa mission), illuminati da A-Z Press (l’ufficio stampa con il quale abbiamo condiviso dall’inizio questa nuova e in qualche modo spericolata visione overground di un blues generato da mani italiane), seguiti in tutto dalla nostra produzione Labilia in questo caso coordinata dal CEO Mauro Labellarte (dall’Italia) e dal Doc.
Romeo Schiavone in U.S.A. (regia, comunicazione, cameramen, mente, produzione e narrativa), fiancheggiati da “Zingi” aka Matteo Zingirian (oltre che regista e cameramen una vera risorsa umana ed aggiungiamo artistica oltre che un professionista incredibile) e sostenuti da main sponsors, partners e sponsors fondamentali che, sposato il progetto, hanno reso tutto concreto e realizzabile, siamo partiti con l’intenzione primaria di realizzare un docufilm (ma non solo) che raccontasse IL COME cinque musicisti Umbri, provenienti da una piccola città medievale, siano potuti approdare sulle rive del Mississippi nonostante le loro vite fossero radicate dove il pesce gatto fritto non è certo servito e accompagnato dalla Crescia col Friccò!

Dopo aver pensato e lavorato duramente cercando risorse e idee, dopo aver messo a terra un piano minuzioso sul come rappresentare una visione dentro/fuori la retorica, dopo aver progettato come costruire un ponte tra culture dai trascorsi storici e territoriali all’apparenza profondamente stranieri e disallineati, ci siamo detti, “OK, SI PUO’ FARE!

Abbiamo quindi Illustrato il piano alle istituzioni, nello specifico al Comune di Gubbio, che non ha esitato a darci una mano in questa follia che potremmo definire trasversale e “interdisciplinare”.

Questo è quindi il resoconto reso possibile da un team allargato che si è prefisso l’obiettivo primario di raccontare come il Blues in Italia respiri di vita propria conscio del fatto di essere frutto e non radice e, in quanto tale, si nutra territorialmente anche della propria storia e quotidianità.
E’ per questo che abbiamo coniato la produzione, semplicemente, come “Gubbio to Memphis, Mississippi to Umbria… un cerchio che si apre e si chiude con un raggio di quasi 10.000 km!

Trovata la radice, toccata con mano, siamo tornati a casa pieni di stimoli, rafforzati nelle intenzioni ma come sempre, dopo un viaggio, completamente cambiati.

E siamo partiti, così:

  • con un concerto realizzato presso il Teatro Luca Ronconi di Gubbio il 9 Dicembre 2023! La vera partenza da cui ne usciranno video clip ed un album LIVE in GUBBIO!
  • con un senso di gratitudine verso: le persone/addetti ai lavori quali Mauro Labellarte, Davide Grandi, Romeo Schiavone, Matteo Zingirian, Claudio Curina, Walter Lanzara, Paolo Ceccarelli e Luca Berettoni;
  • le società di produzione/promozione Labilia srl, AZ-Press e Rovigo Delta Blues;
    le persone a Gubbio senza le quali non avremmo potuto mettere a terra questa follia su tutte Leonardo Nafissi, Giorgia Gaggiotti e Ubaldo Casoli;
  • i MAIN SPONSOR, determinanti per la svolta operativa: COLACEM, CVR e TRAVEL-HUB;
  • i partners: GR Composites, Coop Progetti, IP Premier, Birra Perugia, Travel For Fans, Jugy per il Teatro e Al Fondino Corsi e Studio;
  • gli sponsor: Centro Noleggi Martinelli, L’Aquilone, Appartamento Gattapone 9, Impresa Edile Corinzi 13, Co.Tra.Pe., ssa Francesca Bortoli-Biologa/Nutrizionista, Nek Noleggio con Conducente e De Leo’s Catering;
  • le Associazioni Culturali ARCHE’, No Borders ed Eugubini Nel Mondo;
  • il Comune di Gubbio (in particolare il Sindaco Filippo Maria Stirati e l’Assessora Dott.ssa Giovanna Uccellani)
  • con un programma giornaliero dal 12 al 22 Gennaio 2024 pensato e stilato da Davide Grandi;
  • con delle previsioni meteo non proprio incoraggianti;
  • senza strumenti per le solite difficoltà cappelliera si cappelliera no;
  • con dei bagagli pieni di materiale promozionale;
  • con dei maglioni di lana che per la prima volta hanno superato mutande e calzini;
  • con l’ansia proverbiale ed organizzativa di Maurizio Pugno associata alla lucida operatività di Romeo Schiavone;
  • con un po’ di stanchezza per il lavoro svolto nei giorni precedenti;
  • con le modalità zen ed operative di Davide Grandi e Zingi per riequilibrare il tutto;
  • con Riccardo Fiorucci, l’asso nella manica non solo come batterista ma come jolly assoluto;
  • con una scatola di medicinale per ogni disturbo alimentare in scaletta;
  • con una brocca di ceramica artigianale eugubina del maestro Fumanti;
  • con una clessidra;
  • con 5 litri di vino rosso.

IL VIAGGIO

13 Gennaio: si parte alle 1.00 di mattina/notte: Gubbio-Roma-Madrid-Chicago-Memphis.

Tutto fila liscio fino a Chicago!

A Chicago tormenta di neve, anzi di ghiaccio e aereo 50 posti modalità Fantozzi partito per il rotto della cuffia dopo un decollo da comandante Tombale sul volo INPS dell’aeromobile Caproni A 1915… Atterrati a Memphis ci comunicano che dietro di noi l’aeroporto di Chicago è stato chiuso e tutti i voli cancellati…

L’atmosfera all’aeroporto è subito calda però.

Poca confusione ma tante immagini a noi care associate a musica in diffusione che subito ci fa sentire lontani da autotune e ranuncolo.

La Travel Hub ci fa trovare in aeroporto due super macchine che non ci saremmo potuti permettere nemmeno se avessimo vinto L’IBC a Rovigo :-).

Si va dritti in Hotel, nella downtown, cercando di recuperare le 27 ore senza sonno e le 7 ore di fuso orario. Siamo partiti da casa alle 12.30 del 12 Gennaio e siamo a Memphis alle 20.30 del 13 Gennaio avendo guadagnato 7 ore di luce ma perso ulteriori 7 ore di sonno.

La vista della Piramide di Memphis ci rassicura sul fatto che il nostro viaggio di andata è giunto al termine e che, visto il plan, è preferibile sbrigarci, berci un thè caldo, farci una doccetta ed infilarci nel letto non prima di aver avuto un simpatico misunderstanding alla reception mentre i neuroni affetti da jet lag guidano allegramente un surreale stato di confusione mentale!

Ma non si dorme…

Per il nostro fisico le 5.30 di mattina a Memphis sono le 12.30 in Italia.

Alle 6.00 ci ritroviamo tutti a colazione con una voglia di pastasciutta che contrasta con caffè e pasticcini!
In mancanza di carboidrati e pummarola ci dirigiamo, senza pensarci due volte, su salsicce, uova e bacon!

Da qui in poi ogni giorno dei 10 che siamo stati sulle rive del Mississippi è avvenuto un qualcosa di previsto e di imprevisto che sarà poi montato all’interno del docufilm e spesso, come alla STAX (dove abbiamo passato gran parte della mattinata del 14 Gennaio) le lacrime non più trattenibili hanno trovato il loro delta…

Prima di giungere alla STAX facciamo una puntata domenicale presso l’Al Green’s Full Gospel Tabernacle Church, la Chiesa nella quale il mitico cantante R&B è attualmente direttore del Gospel Choir, Pastore e Reverendo.

Poche ore dopo avremmo visto i suoi provocanti costumi di scena dell’era antecedente al 1976, pre-conversione religiosa.

Un uno-due subito frizzante!

Raffo Barbi alla Stax di Memphis

Arrivati alla STAX, un turbinio di emozioni si sono sovrapposte a tal punto da lasciarci svuotati.

Li vibra ancora tutto e senti che sei quello che sei grazie a chi ha registrato e creato lì dentro: Otis Redding, Albert King, The Staples Singers, Little Milton, Ike Turner, O.V. Wright, Rufus Thomas, Sam & Dave, Isaac Hayes, Booker T. & The M.G.’s, Carla Thomas, Bar-Kays, Wilson Pickett, William Bell, Eddie Floyd ecc.

E tutto all’improvviso ed allo stesso tempo:

le chitarre di Steve Cropper, Albert King, Little Milton, il basso di Donald “Duck” Dunn, la batteria di Al Jackson, l’organo di Booker Taliaferro Jones (Booker T.), i vinili e i 45 giri che ci hanno permesso di sopravvivere, i vestiti di scena di Otis Redding, Bobby Bland, vedere e sentire Ray Charles, Aretha Franklin, Wison Pickett raccontare quegli anni li a Memphis, alla STAX;

il respirare l’aria dove fu pensato quello che poi diventò un manifesto politico per i diritti (oltre che un film), lo WattStax72, il concerto organizzato dalla STAX Records per commemorare l’anniversario dei disordini razziali di Watts del 1965. Li si esibirono i maggiori artisti della black music del periodo, (Rufus Thomas, Staples Singers, Bar-Kays, Little Milton ecc.) guidati da un incazzatissimo Rev. Jesse Jackson, con Richard Pryor che appare come ospite attraverso scene interstiziali girate in un bar dopo

il concerto e con Soulsville che chiude il tutto, interpretata da un Isaac Hayes da brivido!

Tutto in una sola botta è stato un colpo da KO subito al primo giorno!

Qui capisci cosa è stato SOUL TRAIN, uno dei più longevi d’America (andato in onda dal 1972 al 2006) e trasmesso su scala nazionale grazie alla Syndication (un circuito di emittenti televisive e radiofoniche consorziate tra loro con obiettivi di produzione comune indipendente.

Tale sistema provocò una delle più potenti reti di raccolta

“Sono Don Cornelius, e come sempre, vi auguriamo amore, programmi TV pubblicitaria in America): pace e SOUL compiendo il viaggio più hippy di tutta America!! Benvenuti! State ”.

Ogni puntata iniziava così!

E pensare che in un letto di ospedale, nel 1976, Pugno ascoltò per la prima volta, senza ancora capire cosa fosse, I’ll Play The Blues For You di Albert King!

In quella cameretta scarna ed in bianco e nero, dove tredici adolescenti impauriti condividevano un tempo spento da eventi improvvisi, arrivò questa zia hippie con una copia dell’Eternauta in mano e una musi-cassetta TDK da 60 minuti nell’altra nella quale era stata registra- ta oggi diremmo una playlist di canzoni varie.

In quella compilation tra Jefferson Airplane, CSN&Y e Steppen Wolf c’era quel blues li, registrato a Memphis pochi anni prima, nel 1972, brano che condizionò Pugno e a cascata i Sacromud, così tanto da portarli lì davanti, a Memphis, alla STAX, dove fu concepito, registrato e stampato per la prima volta, esattamente con quella chitarra li, la famosa Lucy (una Gibson Flying V del 1958)!

Usciti dalla STAX, un pò storditi, ci troviamo di fronte alla casa di John Len Chatman, il leggendario pianista cantante conosciuto come Memphis Slim, autore dello standard Everyday I Have The Blues, ora riqualificata dalla Community LIFT in modo tale che le nuove generazioni figlie della Soulsville generation abbiano modo di potersi riunire, provare ed imparare.

Il freddo inizia a farsi pungente anche a Memphis e decidiamo di farci subito del male;
hamburger presso lo storico Arcade Restaurant, dove anche Elvis Presley era solito mangiare e da dentro il quale osserviamo una Memphis incredula ricoprirsi velocemente di un manto bianco e gelido.

La sera, vestiti a dovere, ci tuffiamo in una meravigliosa Beale Street innevata ma sempre colorata nella quale i tanti Blues Club sono bocche infuocate da band ed artisti, alcuni dei quali veramente notevoli!

La foto della statua di Elvis innevata all’ingresso della leggendaria via del Blues rimarrà per noi il simbolo della straordinarietà di questo viaggio!

Il 15 Gennaio a Memphis, la tempesta di neve e ghiaccio si fa più cattiva e paralizza la città e un po’ tutta la regione.

Le cose programmate iniziano a saltare in quanto tutto è chiuso per gelo ma inaspettatamente si aprono, tra la neve e grazie a Davide, nuove vie che ci porteranno a vivere delle esperienze uniche (non ultime Clarksdale e Beale Street innevate!).

Nel frattempo, il luogo dove avevamo previsto di noleggiare chitarra e basso è chiuso per neve!! Panico! Davide Grandi inizia una vertiginosa ricerca telefonando ovunque!

Usciamo e percorriamo tutta Beale Street avvolta in un surreale candore, calpestando inconsapevolmente le mani di Jerry Lee Lewis affogate nel cemento, passiamo davanti la statua del grande W.C. Handy ed andiamo a registrare la band presso la Blues Foundation!

Prendiamo i nostri pass e andiamo al Pig On Beale, dove, si dice, si mangino le migliori BBQ Ribs del Tennessee, davanti al celebre B.B. KING’s.

Non abbiamo assaggiato tutte le costarelle del Tennessee ma qui siamo veramente esplosi più volte in 10 giorni!

Nel frattempo smette di nevicare ma le temperature non si spostano dai – 12!

Dopo una puntata al classico super- mercato americano (Walmart) per prendere cose di primaria necessità Davide trova chi ci può affittare chitarra e basso. La coppia Pugno-Piombino si rilassa!

Nel frattempo Romeo Schiavone e Zingi coordinano la produzione e documenta- no tutto… o quasi.. 🙂

La mattina del 16 Gennaio si va a prelevare gli strumenti nel mega store di Kory Myers e poi si punta di nuovo verso la Blues Foundation per sapere quale girone ci tocca, quale club e quali orari per l’esibizione!

Li troviamo tanta gente, promoters, appassionati, musicisti molti dei quali ci raccontano delle peripezie che hanno dovuto affrontare per raggiungere Memphis.

Il maltempo ha paralizzato mezza America.

Comunque, sembra che questa situazione surreale renda ancor più affascinante il tutto!

Il vicepresidente della Blues Foundation, Joe Wither, ci consegna la scheda: suoneremo per il Challenge sia il 17 che il 18 al Club 152 in Beale Street rispettivamente alle 17.30 e alle 21:40!

Usciti facciamo un giro per i Clubs dove si suona ininterrottamente anche durante il giorno e con sorpresa becchiamo i grandi Rick Estrin, Bruce Katz e Jim Pugh con i quali scherziamo in merito alle loro avventure italiane.

Bruce racconta a Maurizio Pugno dei suoi concerti italiani assieme al grande Renato Scognamiglio (Guitar Ray), un grande amico comune e incredibile musicista!

Rick a sorpresa dice di conoscere molto bene Maurizio soprattutto per le sue collaborazioni con Sugar Ray Norcia che guarda caso ha chiamato Maurizio, da Providence, quella mattina stessa per salutarlo!

Sugar Ray è un fratello per Maurizio Pugno e le lacrime scendono non appena sente la sua voce!
Maurizio racconta a Rick di aver suonato con Little Charlie (Charlie Baty) in Italia pochi mesi prima della sua morte, assieme a Sugar Ray e Duke Robillard…un ricordo indelebile!

Ma ora è tardi e via di corsa a cambiare corde e settare gli strumenti in quanto ci attende, alle 21.30 un set intero per lo showcase internazionale in Beale Street, presso l’Alfred’s Cub.

Suonare con quella scritta rossa al neon STAX illuminata dietro alla schiena ha provocato in noi dei terremoti emotivi che, nonostante l’età e centinaia di concerti sulla schiena, non sarà ripetibile!

La mattina del 17 Gennaio fuga in Arkansas per visitare la tomba di Albert King, portata alla luce da Maurizio Pugno che con i guanti cerca di spolverare via delicatamente la neve portando alla luce quel nome: Albert Nelson King

Un’emozione indescrivibile!

Rientriamo in Tennessee.

Pranzo messicano con conseguenze, soprattutto su Maurizio, non proprio raccontabili proprio a poche ora dalla performance per il Challenge prevista per le 17.30!

I giorni del Challenge (17 e 18 Gennaio) sono stati molto intensi soprattutto per la qualità delle band che erano assieme a noi, nello stesso girone.

Tra noi sono nate amicizie e relazioni nuove che probabilmente ci vedranno interagire molto presto. Per quello che riguarda la gara nuda e cruda il nostro girone, Dantesco, quello che lanciava verso la finale, era composto da 11 band.

Dieci americane e per lo più black! Unica band Europea: Sacromud! Eravamo nel tritacarne 🙂

Dobbiamo dire una cosa: le band del nostro girone erano di un livello pazzesco anche in merito alla contaminazione e alle performance, ci hanno fatto divertire veramente tanto soprattutto Piper & The Hard Times, The Adrian Duke Project feat. Theresa Richmond e The Shaelyna Band e, guarda caso, sono tutte e tre finite in finale; 3 delle 6 finaliste erano nel nostro girone e – rullo di tamburi eugubini – Piper & The Hard Times sono poi risultati i vincitori del Challenge!

Meglio di così non potevamo fare!

Comunque dobbiamo dire che la nostra ritualità, il nostro modo di contaminare il “loro” blues con la nostra italianità , la nostra brocca in ceramica, il nostro vino rosso, la nostra clessidra, il nostro lirismo musicale inusuale definito da loro “operistico” ha generato un PONTE che speravamo di costruire ma che non ci aspettavamo potesse essere gettato così velocemente.

Stanno succedendo delle cose che danno un pò ragione alla vostra visione: “se sei quello che sei e non quello che vorresti imitare, scevro dallo scimmiottare una retorica che non è la tua, lo scambio è molto più profondo e possibile”.

Insistendo testardamente su questa via, crediamo che una piccola porta si possa aprire per chi verrà dopo!

Il 18 Gennaio avevamo comunque tutta la giornata a disposizione (la nostra esibizione era prevista per le 21:40) e ci siamo fiondati con le due macchine sull’Highway 61 direzione Clarksdale!

Entrati nello stato del Mississippi, dopo un “pit stop” doveroso presso il Gateway To The Blues a Tunica, percorrendo la strada che ha fatto scrivere canzoni a Sunnyland Slim, Big Joe Williams, Charlie Musselwhite, Johnny Young, Mississippi Fred McDowell, Bob Dylan ecc. siamo arrivati Clarksdale.

Scesi dalle auto, non riuscivamo a parlare.

I fantasmi che circolano per questa piccola città fanno più chiasso di un Juke Joint aperto.

Qui è successo di tutto e ora, per noi che cerchiamo la nostra origine, è un mistico succedersi di incontri attutiti da un manto nevoso inusuale che rende l’aria ancor più spettrale.

Clarksdale è rimasta imbrigliata nel passato; qui si compivano i riti di Robert Johnson, Charlie Patton, Muddy Waters, John Lee Hooker, qui nasceva Sam Cooke nel 1931 e qui nascono ancora artisti come Cristone Ingram detto Kingfish!

Siamo passati dal meraviglioso store di Roger Stolle, il Cat Head Delta Blues & Folk Art, al Juke Joint ancora gestito da Watermelon Slim, alla Jam con Deak Harp, a Ground Zero (ora gestito da Morgan Freeman) al crocicchio tra la Highway 61 e la Highway 49 ecc. ecc.

Uno shaker di sensazioni che rimarranno attaccate alla fodera dell’anima.

Qui il sacro fango Umbro ha messo i piedi NEL fango del Delta del Mississippi!

La sera di corsa di nuovo in Tennessee, a Memphis, a Beale Street per il secondo round del Challenge presso il Club 152.

Stesse band del giorno prima, diverso ordine di esibizione, diversa giuria, Sacromud fuori dalla finale!

Pazienza!

Il 19 Gennaio, con una punta di agrodolce in bocca puntiamo dritti alla mitica Sun Records per una visita da “turisti”.

Siamo contenti che ha riaperto in tempo e man mano che la giornata scorre, finalmente nel limpido chiarore di un cielo sereno, torniamo in noi stessi ricordandoci del vero perché siamo li!

Facciamo quindi i biglietti e prendiamo i soliti accordi per avere i diritti di ripresa video. Tutti molto cordiali.
C’è da aspettare un’oretta per dar modo al gruppo entrato prima di finire il giro!

Nel frattempo, Maurizio va in bagno ed esce esterrefatto; nel wc, sopra il water, è appeso il disco di platino di Johnny Cash Walk The Line” e davanti quello di Elvis Presley That’s All Right Mama“. Non capisci se è ironico o non avevano altro posto! 🙂

Mentre si parlava davanti a gadget moderni mescolati a cimeli originali dell’epoca, Maurizio si sente chiamare e, quando pensi “quello che doveva succedere è già successo“, il karma che non ti ha fatto andare in finale si gira verso di te e ti dice: “Sei tu Maurizio Pugno quello che mesi or sono mi ha scritto per sapere se era possibile una sessione di registrazione presso la Sun Records?” Pugno balbettante: “Si certo, sono io?

Lui: “Mi chiamo Daniel Crockett e sono l’ingegnere del suono della Sun Records e se domani sera dalle 19.00 siete ancora a Memphis, direi che si può fare!”

Maurizio non fa in tempo a girarsi verso la band che ha già detto in uno stato di semi-trance:

“Assolutamente si. Affare fatto. Grazie di cuore!”

Raffo lo guarda e gli dice “tutto ok? Stai bene?

Risponde: “Bene!? È incredibile ragazzi!!! Vi dico che non siamo in finale in quando a quell’ora dobbiamo essere qui per registrare con il pianoforte con il quale Jerry Lee Lewis ha registrato Great Ball of Fire e con la batteria usata per l’ultima volta da Ringo Starr!”

Sacromud alla Sun Records di Memphis

La visita alla Sun di Sam Phillips a quel punto assume un valore doppio e il cuore contiene a malapena il suo battito.

Sentire le registrazioni originali fatte da B.B King, Elvis Presley. Johnny Cash. Jerry Lee Lewis, Bobby Bland, Roy Orbison, Howlin Wolf, Rufus Thomas ecc. e pensare di stare lì poche ore dopo, intenti nel fare la stessa cosa quasi 70 anni dopo, ha iniettato nei Sacromud e nel team intero un’adrenalina ingestibile.

Usciti inebriati da tale ondata di emozioni ci siamo concessi un pranzo e gli irrinunciabili “pomodori verdi fritti” assieme alla vecchia amica di Davide Grandi, Sara Negri, italiana trapiantata in U.S.A. (ora residente in Florida) moglie del vicepresidente della Blues Foundation.

Il pomeriggio è stato dedicato tutto al grande fiume, i Sacromud sulle rive del Mississippi fino al tramonto, ed il tramonto, sul grande fiume, non è un tramonto qualsiasi!

Il 20 Gennaio il nostro Davide Grandi era impegnato come giudice della finale; quindi, un italiano in finale alla fine ci è andato e come!

Abbiamo quindi approfittato per fare la cosa più mainstream che si può fare a Memphis: visitare Graceland, la mega residenza (ora tomba) di Elvis Presley.

Arrivati, ti accolgono due aerei, quelli privati di Elvis: un “piccolo” jet e uno più grande, un Convair 880 che riporta il nome di sua figlia, Lisa Marie

La tenuta sono ettari ed ettari di parco attorno a questa villa incredibile ed è tutto gestito come fosse Disneyland. È la parte meno blues di questo viaggio ma andava fatta!
Partiti da lì siamo andati dritti all’Orpheum Theatre!

All’Orpheum, tra le altre cose, è in programma un’intervista alla presidente della Blues Foundation, Kimberly Horton la quale, gentilissima ci ha rilasciato delle dichiarazioni preziose che sveleremo in video!

Li abbiamo incontrato di nuovo il grande Bruce Katz assieme alla sua manager e ci siamo messi a scherzare sul fatto che in Beale Street, tutti stavano cercando gli italiani...

Per il vino! 🙂

Scesi nel backstage siamo andati ad incoraggiare i nostri amici Piper & The Hard Times un po’ affranti in quanto Al “Piper” Green era giù di voce (forse per il grande freddo di quei giorni).

Comunque gli abbiamo portato fortuna!

hanno vinto la finalissima nonostante questo, affrontando di pancia l’intero set!
Grandi!!!!!

Al momento dell’annuncio però noi eravamo già alla Sun Records, con un’emozione in gola indicibile.

Abbiamo assaporato ogni momento, dal setup degli strumenti, alla microfonazione, alla preparazione delle pizze per la registrazione, completamente analogica!

Daniel Crockett e la sua assistente Lydia Fletcher sono stati di una cortesia incredibile e ci hanno messo completamente a nostro agio.

In breve, anche perché ne faremo un album con relativi video, abbiamo registrato senza prendere fiato un lato A e un lato B (7 brani) del suono Sacromud come se fosse stato trapiantato negli anni 50!

Tutto buona alla prima per restituire un apparente antitesi di quello che abbiamo prodotto fin qui ma che in realtà è la sagoma della stessa ombra!

Credo che lasceremo intatto anche il mix fatto di getto da Daniel. Tutto troppo autentico per essere intaccato!

Tornati in Albergo a mezzanotte e mezza, fatte le valige per l’indomani, nessuno di noi è riuscito a prendere sonno!

Troppe immagini scorrevano davanti agli occhi!

Il 21 gennaio è il giorno del lungo rientro: Memphis-Charlotte-Londra-Roma-Gubbio.

Il primo volo però è alle ore 19.00. abbiamo ancora una giornata e ci manca un tassello fondamentale saltato per la neve e che era in programma il secondo giorno:
la vista al National Civil Rights Museum, quello storico Lorraine Motel dove, davanti al balcone della room 306, venne assassinato Martin Luther King.

Davide Grandi chiama il museo. Gli rispondono!

È aperto! Siamo già li!

Trovarsi davanti a quella stanza, a quell’insegna, a quelle due macchine parcheggiate lì da quel fatidico 4 aprile 1968, è una botta notevole ma entrare e vivere la storia degli afroamericani con i suoni, le voci, gli oggetti e le immagini reali (quelle dei telegiornali dell’epoca), vedere l’autobus di Rosa Parks, la copertina del Black Monday ecc. ha riportato a terra quello che il blues cercava di raccontare nella più pura autenticità!

E con questo senso di pesantezza e rispetto siamo tornati a casa!

Il docufilm sarà presentato il 22 Marzo 2024 presso il Centro Servizi Santo Spirito di Gubbio, anticipato da un’apericena alle 19.00 aperta a tutti.

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