«Si viaggiare, evitando le buche più dure» cantava Battisti, e aggiungeva «senza per questo cadere nelle tue paure, gentilmente senza fumo con amore» per poi riprendere il ritornello con «dolcemente viaggiare, rallentando per poi accelerare» ed infine quasi concludeva «con un ritmo fluente di vita nel cuore, gentilmente senza strappi al motore».
Questo testo della canzone “Amarsi un po’”, sicuramente datato e legato ad un periodo storico particolare, sembra adattissimo al momento presente, con tutta l’incertezza e l’inquietudine legata a questo stop forzato che il mondo, o meglio la razza umana, ha dovuto prendere per sopravvivere.
Sì perché il mondo sopravviverà anche senza di noi, questo è certo, ma noi senza di lui non potremmo farcela. E parliamo del mondo perché proprio prima del lockdown, la nostra capacità di spostarci e di visitarlo in lungo ed in largo era giunta probabilmente ad un livello mai visto prima, con un flusso di voli aerei talmente fitto e frequente da avvicinare davvero ogni punto del globo, e con essi ogni persona. Mai come quando sei privato di qualcosa riesci a renderti conto di quanto in realtà ti manchi, e questo vale soprattutto per le cose più banali, che si danno per scontate. A volte anche per quelle antipatiche, se ci fate caso infatti, esempio proprio i comportamenti più scostanti e irritanti sono quelli che ci tornano alla mente, con la loro potente carica di malinconia, quando pensiamo alle persone che ormai non ci sono più.
Il viaggio nasconde in sé, neanche tanto velatamente, un potere immenso, che cambia profondamente chiunque ci si affidi con mente e cuore aperto. Viaggiare vuol dire mettersi in discussione, uscire dalla comfort zone e affrontare l’ignoto, per quanto questo possa essere anche solo volare a New York a fare shopping, perché non siamo nel nostro “nido” e l’imprevisto poco o tanto ci mette alla prova. Viaggiare poi è un modo meraviglioso per capire da dove siamo partiti più che dove andiamo, perché osservare da lontano fornisce quella visione d’insieme e prospettiva che da vicino spesso ci manca. Sperimentare diverse abitudini, dal cibo ai trasporti pubblici, dai musei allo shopping, dai paesaggi naturali ai grattacieli, ci fa capire che ricchezza sia quella di casa nostra, che mai come ora, chiusi in casa da qualche mese, sentiamo mancarci, e fa anche nascere idee e progetti su come migliorare ciò che già abbiamo, piuttosto che trasferirci in un altro paese.
Certo è difficile sperimentare davvero la vita di tutti i giorni in vacanza, perché non dover alzarsi per lavorare già ci predispone diversamente verso ogni cosa che incontreremo, ma ad un occhio attento le lezioni da imparare sono molte, e la ricchezza con cui si torna a casa non ha prezzo. Questo discorso vale ancora di più quando un viaggio non è semplicemente legato ad una meta turistica, ma parte da un amore ed una passione che coltiviamo da anni, come ad esempio il folle attaccamento ad un genere musicale, come il blues, con tutto il mondo di esperienze e cultura che si porta appresso.
È un desiderio che ricorre periodicamente quello di fare una capatina laggiù, nel profondo Sud degli Stati Uniti, per respirare quell’aria particolare che chi ci vive non noterebbe mai: “Italians in Mississippi in the middle of nowhere? There should be a story behind this!”. Sì perché se hai il Deep South tra le mete dei tuoi sogni non è solo perché vuoi comprare un paio di confezioni di Budweiser in un qualsiasi drugstore di Greenville, devi avere sicuramente motivazioni più profonde. Tipo il Blues. Intanto, finché non si può tornare a concretizzare questo “viaggio mentale ideale”, è bene fare un giro su Travel For Fans e iniziare a pianificare concretamente il sogno di una vita.
Il fascino di quelle terre, da Memphis a New Orleans, passando per l’Arkansas, l’Alabama e la Georgia è antitetico a quello dei posti tipicamente turistici, ma si lega invece che ai paesaggi, che oltretutto sono meravigliosi, alle esperienze che si possono vivere e alla persone che si possono incontrare. Gente comune, come il texano che alla gas station attacca bottone raccontando del desiderio di sua moglie di andare in vacanza in Grecia, o l’avventore che ad Helena si siede al tuo tavolo bevendo whiskey e te freddo per raccontarti la sua vita e della sua presenza alla Rock & Roll Hall of Fame. Ogni istante trasuda autenticità e nel contempo si ha la sensazione di vivere in un film.
Bloccati così a lungo davanti al nostro PC abbiamo avuto tutti l’opportunità di sfogliare le fotografie dei nostri viaggi, quelle esperienze che avevamo dimenticato, troppo presi a correre dietro alla nevrosi della nostra vita, e che riaffiorando hanno riacceso l’afflato che così tante volte ci ha portato in aeroporto per cambiare diversi fusi orari. Sentire il rumore di un aereo in questi tempi e vederne la sagoma nelle limpide giornate di sole è quasi un miraggio, ma il nostro mondo ricomincerà a ruotare, anzi non ha mai smesso, e noi con lui.
È difficile poter dire cosa rimanga, negli occhi e nel cuore. dopo un lungo viaggio, ma possiamo con certezza affermare che, sotto svariate forme, ogni esperienza lontano da casa è servita a far crescere la nostra cultura e conoscenza, molto di più che leggerlo sui libri. Ritrovarsi a Selma al museo di Rosa Parks, o nella casa in cui visse Martin Luther King Jr, possono rendere tangibili parole e concetti solamente ripetuti per abitudine, e partecipare ad un concerto in un Juke Joint, evitare una rissa, passare con il van sopra i fili dell’alta tensione, suonare un brano di Mascagni durante una messa gospel per ringraziare dell’ospitalità, o perdersi per diverse miglia in mezzo ad un parco naturale, hanno la facoltà di creare un magico equilibrio, un’alchimia che cementifica la vita dei viaggiatori per quel particolare momento e periodo.
Quando si ritorna a casa poi non si è più gli stessi e basta un richiamo a piccoli aneddoti o ricordi per far riaffiorare tutte le emozioni vissute durante il viaggio.
La cosa bella dei viaggi è tornare a casa, poterlo fare con un bagaglio più pesante della partenza, non solo per i souvenir acquistati, ma per le esperienze vissute, che spesso hanno preso il giusto posto proprio accanto a quelle della nostra vita che già erano presenti, riuscendo a dargli il significato preciso che ancora mancava, come se i pezzi del puzzle andassero pian piano tutti a posto.
Perché i viaggi laggiù nel Mississippi ci aiutano a ritrovare un po’ di noi stessi, e tutto quello che è sempre stato sepolto in noi, più a fondo o persino in superficie, e non vorremmo mai smettere di scoprire il mondo attorno e dentro di noi. Ora è tempo di pianificare e preparare con cura il momento in cui rimetteremo lo zaino in spalla!
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